Olivetti
La storia della dattilografia italiana è legata soprattutto alla Olivetti, nata a Ivrea nell’ottobre del 1908, in un periodo in cui la macchina per scrivere era ancora considerata, da molti italiani, un lusso o una curiosità.
Nel 1911 venne costituita la Olivetti M1 e che nello stesso anno venne all’Esposizione Universale di Torino. Sul catalogo dell’Esposizione, la Olivetti fu presentata come “prima e unica fabbrica italiana di macchine per scrivere” e la M.1 venne così descritta “Macchina per scrivere di primo grado: brevetti ing. C. Olivetti. Disegni originali, scrittura visibile, tastiera standard, tabulatore decimale, tasto di ritorno, tabulatore multiplo, lavorazione moderna di assoluta precisione”.
La prima Olivetti fu costruita dunque con tutti quegli elementi che si troveranno in tutte le macchine prodotte da quel momento in poi, come un prodotto ultramoderno per l’epoca e in grado di competere con la migliore produzione straniera. Anche l’estetica della M. 1 fu particolarmente curata, ma senza indulgere nelle ornamentazioni allora in voga. “Una macchina per scrivere – diceva Camillo Olivetti, il fondatore della fabbrica – non dev’essere un gingillo da salotto, con ornati di gusto discutibile, ma avere un aspetto serio ed elegante nello stesso tempo”. Questo indirizzo di sobrietà e buon gusto venne seguito nella produzione di tutti i successivi modelli di macchine Olivetti, ottenendo ampi riconoscimenti in Italia e all’estero dove, accanto alla “linea italiana” degli abiti e delle auto, fece spicco anche la “linea italiana” della macchina per scrivere.
Giuseppe Ravizza, l’inventore della macchina per scrivere era di Novara, Camillo Olivetti, il fondatore di una delle maggiori industrie non solo d’Italia, ma del mondo, era del Canavese e stabilì la sua fabbrica a Ivrea. Nata in Piemonte la macchina per scrivere trovò nel Piemonte un suo centro di espansione che raggiunse tutti i continenti, portando con le macchine Olivetti, una delle più valide testimonianze dell’operosità, dell’ingegno e dell’intraprendenza degli italiani e creando quell’eccellenza che oggi chiamiamo “Made in Italy”