Olivetti Studio 44 – 44L

Caratteristiche: Macchina per scrivere manuale semi standard.
Tastiera:
43 tasti, corrispondenti a 86 segni.
Nastro:
in tessuto altezza 13 mm; cambio colore
nastro con levetta posta a destra della tastiera.
Incolonnatore:
presente.
Interlinee: qu
attro posizioni più lo zero.
Matricola:
sul telaio a destra sotto il carrello.
Produzione:
dal 1952.
Carrozzeria:
metallica con coperchio amovibile.
Colori:
beige, azzurro.
Design:
Marcello Nizzoli.

Note:

Con le loro linee arrotondate i modelli Olivetti Studio 44, Lexikon 80 e Lettera 22, furono un esempio di design apprezzato in tutto il mondo.
Nel 1955 la Olivetti donò a S.S. Pio XII una Studio 44 speciale.

La Studio 44, per le sue caratteristiche meccaniche, venne proposta ad un pubblico più esigente: professionisti, uomini d’affari ed imprenditori.
Possiamo suddividere la produzione in quattro versioni:
– I serie con carrozzeria di colore beige, tastini tondi neri
– II serie con carrozzeria beige, tastiera “fisiologica” nera per meglio adattare il piano del tasto alle dita degli utilizzatori
– III serie con carrozzeria azzurra, tastini e manopole grigio-azzurro
– Studio 44 L con carrozzeria dalla Underwood

Fra i personaggi che scrissero con la Studio 44 annoveriamo Beppe Fenoglio.

Beppe Fenoglio scrisse molto meno di quanto avrebbe voluto. L’università lasciata a metà a causa della guerra quando era poco più che ventenne, gli anni al fronte e successivamente in montagna con i partigiani prima «rossi» e poi «azzurri». L’arresto per mano dei fascisti, la liberazione e ancora la lotta con i partigiani fino alla primavera del 1945. Poi il ritorno alla «cosiddetta pace», così definita proprio per descriverne il disagio quotidiano di chi aveva visto morire e aveva ammazzato. Dopo la guerra, quindi, Fenoglio «purtroppo» si impiegò nella sua Alba, in Piemonte, presso una prestigiosa azienda vinicola che lo costrinse a dedicarsi alla scrittura solo nei ritagli di tempo. E il tempo per scrivere Fenoglio se lo ricavò, in ufficio e a casa, di sera e di notte. Definì la scrittura non come un passatempo o un memoriale ma come una “fatica nera”. Le ore piccole alla sua macchina per scrivere, una Olivetti Studio 44 (oggi posizionata al primo piano del Centro Studi Beppe Fenoglio di Alba, proprio nel luogo in cui Fenoglio amava scrivere) tra sigarette e colpi di tosse, produssero diversi racconti, vere perle di sintesi narrativa, capaci di commuovere e lasciare senza fiato, capolavori come “La Malora”, “Un giorno di fuoco” e “Il partigiano Johnny “solo per citarne alcuni