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Hammond 2 ideal
Anno di produzione: 1905
Nazione provenienza: U.S.A – New York
Inventore: James Bartlett Hammond
Produttore: The Hammond Typewriter Company
La macchina per scrivere Hammond deve il suo nome al suo progettista, il giornalista americano James Bartlett Hammond (1839-1913). Egli passa comunemente per l’inventore della Hammond ma in realtà si limitò a perfezionare e mettere a punto per la vendita la Pterotype, inventata da John Pratt. Alcuni storici sostengono che egli abbia concepito l’idea di ideare una macchina per scrivere dopo aver visto gli incomprensibili dispacci mandati degli operatori del telegrafo nel periodo in cui era reporter di guerra per il Word-Tribune.
Hammond era un abile uomo d’affari, capì l’importanza dell’invenzione e offrì a Pratt una buona somma di danaro per acquistare il brevetto della sua macchina diventando così il proprietario degli schemi di progettazione. Egli riteneva che la macchina per scrivere avrebbe dovuto permettere non solo l’utilizzo di diverse grafie ma anche di caratteri di alfabeti e lingue diverse semplicemente sostituendo il supporto portacaratteri.
La macchina era caratterizzata da una ruota porta-caratteri, o meglio, una navicella porta-caratteri cioè una striscia semicircolare di gomma indurita (metallo leggero in seguito) che poteva essere facilmente sostituita.
“Per ogni nazione, per ogni lingua” era lo slogan Hammond introdotto per sottolineare l’ovvio vantaggio di questa macchina rispetto alla concorrenza: l’uso di diverse navicelle intercambiabili con uno stile, un carattere e una lingua diversa. Nelle sue macchine Hammond volle e cercò con insistenza una scrittura perfettamente regolare dove l’impronta della battitura avvenisse automaticamente. Rispetto alla Remington la cui scrittura era piuttosto irregolare la Hammond era significativamente più piccola e leggera e con un sistema di scrittura che richiedeva molte meno parti. Infatti era composta da solo 350 componenti, quasi 1/3 rispetto alla Remington. Nessuna altra macchina come la Hammond vanta una così vasta gamma di varianti nonostante i modelli ufficialmente prodotti non furono molti, per questo una macchina distribuita in Europa poteva essere differente dal modello americano come la tastiera, alcuni particolari o anche solo nel colore del supporto.
I primi brevetti per la macchina da scrivere Hammond furono concessi il 3 febbraio1880, praticamente il primo anno di produzione della Hammond n.1. Tuttavia, diverse fonti contemporanee indicano che la produzione e la vendita effettiva non sono state avviate fino al 1884, rendendo la Hammond la terza macchina per scrivere a tastiera sul mercato mondiale, dopo la Sholes & Glidden diventata poi Remington, e la Caligraph.
Ufficialmente nel 1881 viene introdotta sul mercato la Hammond n.1. Il primo modello fu molto ben curato esteticamente disponendo la tastiera a semicerchio a due file. Caratteristica principale inoltre era la carrozzeria in mogano o in rovere che elegantemente avvolgeva la macchina con i suoi caratteristici tasti rettangolari in ebano e l’applicazione di una ridondante placca con il nome del costruttore che la rendono una delle macchine storiche più attraenti. Meccanicamente la Hammond n.1 aveva 30 grandi tasti quadrati sistemati su due file semicircolari ed avevano una precisa successione di segni grafici. Questa era una tastiera Ideal ma nel 1888 la fabbrica fece uscire un modello con tastiera universale a tre file di tasti destinata a coloro che avessero già appreso a scrivere con un sistema diverso. La parte principale della macchina è la torretta con il semicerchio di perni verticali che vengono spinti in alto quando un tasto viene premuto.
Allo stesso tempo la navetta porta-caratteri gira e viene fermata dal perno nella posizione corretta per imprimere il segno sulla carta. Per stampare la lettera sulla carta un martello colpisce la carta da dietro attraverso una fessura in una sottile striscia metallica (progettata per evitare macchie di inchiostro sulla carta) e la spinge contro la navetta porta caratteri e il relativo nastro di inchiostrazione. Una volta impresso il carattere la molla viene rilasciata, il martello torna nella sua posizione iniziale, il perno scende di nuovo e le altalene della navetta ritornano in posizione neutra. La Hammond n.1 aveva un portacaratteri molto massiccio che aveva la forma di una ruota dimezzata e spesso lasciava una doppia impronta mentre nelle successive versioni fu alleggerita.
Forse per problemi di costi eccessivi, dopo pochi mesi il primo modello Hammond 1 venne modificato prima introducendo un modello denominato “exhang”, in cui l’unica differenza con l’originale Hammond 1 è dovuta alla sostituzione della copertura in mogano delle leve dei tasti con una striscia di legno semicircolare, poi in seguito migliorando nell’estetica andando a eliminare la copertura dei meccanismi più qualche altro particolare. Questo modello è oggi denominato per comodità collezionistica Hammond 1B. Resterà in produzione per parecchi anni nonostante ciò il modello 1/1b non venne prodotto in elevate quantità. Anche della Hammond 1b vennero prodotti due varianti; una con la tastiera ideal e i tasti in ebano ma senza il rivestimento in legno sui meccanismi rendendoli quindi a vista e a cavallo fra il 1889 e il 1890 e una versione sempre a vista con la tastiera universale con i tasti a forma di anelli metallici e i vetrini.
Prima dell’introduzione del modello n.2 venne prodotta una macchina di transizione. Nella pubblicità del periodo, si chiama ANVIL AND SHUTTLE. I numeri sono compresi fra i numeri 21.500 e 28000. La macchina non era rimodellata, ma usciva dalla fabbrica con caratteristiche particolari. Questa è una macchina di transizione rara.
E molto facile trovare dei modelli marchiati “remodel” poiché la Hammond forniva il servizio di aggiornamento della macchina posseduta, quindi si posso trovare Hammond 1 con torretta della n.2, con tastiere diverse o con pezzi di modelli successivi.
Nel 1893 venne introdotta sul mercato la Hammond n.2. Con questo modello si hanno i primi importanti cambiamenti, soppratutto inizia la produzione di numeri elevati di macchine. Il numero “2” non appare scritto da nessuna parte sulla macchina. Il modo più semplice per identificarla oltre che dal numero di serie è la linguetta metallica grande sopra la torretta. Questa linguetta fu utilizzata per spingere verso il basso il nastro in modo che si potesse vedere ciò che si era appena digitato. Inoltre non aveva più la protezione in legno e i tasti in ebano. La Hammond n.2 mantiene sempre il tipico design con battuta “da dietro” ed è predisposta con navetta in vulcanite disponibile in 42 modelli di scrittura e in 14 lingue diverse. Il supporto con i caratteri viene modificato, un unico pezzo invece che due abbinati. ed anche i meccanismi vengono modificati e semplificati in parte. La macchina era offerta in due varianti di tastiera, una con tastiera semicurva di derivazione dal modello 1 sostituendo i tasti in ebano con tasti in vulcanite più piccoli e sottili chiamata Ideal e l’altra con una tastiera lineare con tre tasti di file rotondi in vulcanite chiamata Universal. Sopra la tastiera a parziale copertura venne collocato un supporto in celluloide con il nome del costruttore generalmente di colore bianco ma in molti casi di colore nero quasi sempre abbinato al colore della barra spaziatrice. Come molte altre marche anche la Hammond offriva modelli con differenti lunghezze di rullo (modelli 3-4-6-7-8) più un modello n.5 con caratteri greci e supporto specifico con quattro file di caratteri.
James Hammond si preoccupò anche di aiutare i dattilografi con handicap visivo e introdusse una versione modificata ossia la Hammond n.2 Braille con una barra in caratteri Braille sulla estremità alta e un punto centrale di riferimento in modo che la posizione del carrello potesse essere localizzata tramite il tatto. Questa versione inoltre aveva alternati i tasti di scrittura quadrati e rotondi per rendere più facile l’identificazione per gli utenti ciechi.
Nel 1905, fu introdotta la Hammond N.12, una macchina che sembrò quasi identica ai modelli precedenti ma che si differenzia per l’introduzione di un nastro vibratore sulla parte superiore della torretta che permise di rendere interamente visibile quanto digitato e non più nascosto dalla torretta centrale. Il nastro che fino ad allora copriva gli ultimi caratteri scritti della riga in corso, adesso si sollevava davanti alla superficie di battuta e ritornava in posizione di riposo quando il tasto veniva rilasciato. Altra variazione era il tasto del tabulatore che si trova appena sotto alla ruota di scrittura: molto largo e piatto nel modello 2, una semplice levetta ricurva nel modello n.12. La Hammond n.12 veniva fornita come il modello precedente di due tastiere diverse sia ideal che universal ma introducendo i tasti con vetrino e cerchietto in metallo in luogo di quelli di vulcanite.
Nel 1916 fu introdotta la Hammond Multiplex. i primi modelli erano identici alle versioni del modello n.12 con la placca in celluloide sempre e solo nera con l’indicazione Multiplex.
Successivamente la macchina venne offerta con una placchetta metallica che copriva interamente i meccanismi e con un nuovo disegno dei portabobine e del poggiacarta. le due versioni sono conosciute abitualmente come “Multiplex aperta” e “Multiplex chiusa”. Fu la massima evoluzione in termini di versatilità ed intercambiabilità dei caratteri. Sembra che all’epoca della produzione della Multiplex la Hammond commerciasse più di 400 versioni di portacaratteri intercambiabili. Grazie alle due navette porta-caratteri che potevano ruotando di 180 gradi si era rapidamente in grado di cambiare i caratteri tipografici. La Multiplex continuò ad essere prodotta con questo sistema almeno fino al 1926.
Una versione particolare del modello Multiplex chiuso venne prodotta durante la prima guerra mondiale in una colorazione verde scuro per l’uso da parte dell’esercito degli Stati Uniti. Il presidente USA Woodrow Wilson possedeva una di queste macchine, con cui ha scritto le sue lettere, ed è ora in mostra al museo della Casa Bianca. Nel 1923 fu introdotto il modello pieghevole Hammond-Folding che fu l’ultimo della Società Hammond typewriter. Quattro anni più tardi il nome fu cambiato in Varityper. Ispirata alla Corona richiudibile la macchina pur simile alla Multiplex era più allungata e con la tastiera che poteva venire ripiegata verticalmente creando un angolo di 90 gradi rispetto al corpo macchina. Con l’introduzione della Hammond Multiplex chiusa si lavorò per produrre una versione con un telaio in alluminio più leggero e soprattutto una tastiera pieghevole per avere dimensioni compatte e per offrire un trasporto più agevole. Per contenere la macchina durante il trasporto fu ideata una valigetta in legno e pelle. Finalmente, si realizzò la macchina che James Hammond aveva inizialmente pensato durante i suoi reportage sui campi di battaglia ossia una macchina per scrivere portatile che fosse facilmente trasportabile sul campo da un soldato o giornalista e potesse essere utilizzata ovunque per preparare report stampati. La tastiera fu prodotta nella sola versione universal ed alcuni modelli furono prodotti come “Hammond mod.26”.
Nel 1926 la Hammond Typewriter Company venne venduta a Federico Hepburn Co. I nuovi proprietari cambiarono il nome dell’azienda in Hammond-Vary-Typer e continuarono a produrre le Hammond Multiplex e Folding sotto il nome di Varityper. La società falli dopo pochi anni e fu rilevata nel 1933 da un uomo d’affari, Rallph C. Coxhead, che procedette ad un generale riassetto del design Hammond e dei metodi di produzione. Nel 1937 reintrodusse la Varityper come macchina per ufficio elettrica multifunzione. Tale macchina commercializzata come Varityper o Coxhead/Varityper o anche solo Coxhead fu prodotta con evidenti cambiamenti estetici ma non meccanici fino alla fine degli anni ’60. Va ricordato inoltre che la Hammond pur ricordando nelle sue forme un organo da chiesa e potando un nome analogo non ha alcun legame con il noto e famoso organo Hammond.
Tratto dalla rivista Compu di aprile 2018 scritto da Domenico Scarzello