Olivetti MP1

Caratteristiche: Macchina per scrivere manuale portatile.
Tastiera: 43 tasti, corrispondenti a 86 segni.
Nastro: in tessuto altezza 13 mm; cambio colore
nastro con levetta posta a destra della tastiera.
Incolonnatore: no.
Interlinee: tre posizioni più lo zero.
Matricola: sul fondo della macchina.
Produzione: dal 1932.
Progetto meccanico: Riccardo Levi.
Carrozzeria: metallica.
Colori: nero lucido, nero goffrato, rosso, azzurro, blu, verde, grigio, avorio e marrone.
Design: Aldo e Adriano Magnelli. 

L’Olivetti MP1: Un’innovazione nel mondo delle macchine per scrivere portatili

L’idea di sviluppare un nuovo prodotto nel settore delle macchine per scrivere portatili nasce dall’ingegno creativo di Gino Martinoli e Adriano Olivetti. I due, noti per la loro visione imprenditoriale, seguono con attenzione il progetto che Riccardo Levi riesce a concretizzare in tempi record. A completare il team di sviluppo troviamo i designer Aldo e Adriano Magnelli, che introducono un design moderno e accattivante, rompendo con i paradigmi estetici del passato. Sebbene il mercato delle macchine portatili non fosse una novità, con diversi concorrenti già attivi nella produzione di tali dispositivi, l’Olivetti si appresta a intraprendere un cambiamento significativo.

La nuova macchina per scrivere, chiamata MP1, rappresenta una vera rivoluzione rispetto alla M1: pesa solo 5,2 chili contro i 17 chili del suo predecessore, ed è alta 11,7 centimetri, quasi la metà. Non si tratta solo di un miglioramento in termini di peso e dimensioni; l’MP1 è destinata non solo a un uso professionale negli uffici, ma anche a soddisfare le esigenze degli utenti privati. La leggerezza del design e la sua forma snellita permettono di adattarsi armoniosamente all’arredamento domestico, rendendo questo strumento più accessibile e attraente per il pubblico.

Il design dell’MP1 rispecchia una scelta strategica ben precisa: mascherare in parte la meccanica del dispositivo, che nei modelli precedenti era esposta in modo quasi aggressivo. Questo avvicinamento al consumatore finale è sottolineato anche dalla gamma di colori disponibili: oltre al tradizionale nero della M1 e della M20, l’MP1 offre sette colorazioni diverse (rosso, blu, azzurro, marrone, verde, grigio e avorio). Questa varietà non è solamente una questione estetica; comporta anche una riorganizzazione significativa della produzione e della rete di vendita, necessaria per gestire una produzione diversificata.

Gli investimenti per costruire una rete commerciale capillare non sono trascurabili: nuove filiali, negozi e venditori sono stati attivati per garantire che l’MP1 potesse raggiungere anche i consumatori privati, segnando così i primi passi verso il mercato di massa. Nonostante la grave crisi economica del 1929, nel 1933 vennero prodotte 9.000 unità di MP1, contro 15.000 macchine standard; un risultato notevole considerando le circostanze sfavorevoli. Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, nel 1939, la produzione di macchine portatili e semistandard, come il modello Studio 42, raggiunse quasi le 20.000 unità.

La Invicta, una società torinese sotto il controllo della Olivetti, contribuì anch’essa alla produzione della MP1 dal 1938, commercializzandola con il proprio marchio. Tuttavia, la produzione della Invicta cessò nel 1950 quando fu completamente incorporata dalla Olivetti. È significativo notare che la MP1, concepita da ideatori innovativi come Adriano Olivetti e Gino Levi Martinoli, è stata progettata nel 1932 e ha costituito un primo passo per la Olivetti nel mondo delle macchine portatili. Il nome “MP1” significa “Macchina Portatile n°1”, ma non è mai stato esplicitamente indicato sulla macchina per via della giovane reputazione dell’azienda rispetto ad altri marchi americani consolidati.
Nel totale, l’MP1 viene prodotta dal 1932 fino al 1950, momento in cui viene sostituita dalla Lettera 22, un altro significativo traguardo per l’innovativa azienda.

 La MP 1 venne prodotta con piccole differenze estetiche marchiata:

– MP 1 Simplex (manca il dispositivo del cambi colore nastro)

– MP 1 RAS (distribuita dalla Compagnia di Assicurazioni Riunione Adriatica di Sicurtà)
– MP 1 Monta, MP 1 Rapida (versioni non in vendita in Italia)
– Invicta (prodotta nello stabilimento torinese dell’Invicta su meccanica MP 1)
– Invicta Harrods (distribuita dai magazzini inglesi Harrods)

Macchine presenti al Museo tutte con valigetta e istruzioni:

  1. MP1 nero lucido
  2. MP1 nero con scritta ICO decalcomania invece della classica placchetta con scudetto
  3. MP1 verde
  4. MP1 avorio
  5. MP1 nero goffrato Simplex con scritta Olivetti Simplex in in rilievo
  6. MP1 nero groffato Simplex con scritta Olivetti non in rilievo
  7. MP1 blu Harrods
  8. MP1 blu con scudetto ICO di colore blu con simboli autarchia
  9. MP1 rossa con scudetto ICO di colore rossa con simboli autarchia
  10. MP1 nero lucido scudetto RAS
  11. MP1 rossa scudetto RAS
  12. MP1 blu scudetto RAS
  13. MP1 nero goffrato Monta senza scudetto centrale
  14. MP1 nero goffrato Monta

 

Tra i personaggi famosi che hanno utilizzato la Mp1 annoveriamo:

Marguerite Duras Marguerite Duras, nata a Saigon nel 1914 con il nome di Marguerite Germaine Marie Donnadieu, è una figura centrale della letteratura francese del XX secolo. La sua opera si distingue per uno stile unico, nel quale silenzi e risonanze interiori giocano un ruolo fondamentale. Le sue scritture non si limitano a racconti o romanzi tradizionali; sono veri e propri poemi in prosa e sceneggiature che riflettono la complessità dell’esistenza umana.

Uno degli aspetti più affascinanti della vita di Duras è la sua passione per la scrittura, espressa attraverso la sua fidata macchina da scrivere, l’Olivetti MP1, con cui ha creato molte delle sue opere più celebri. La Olivetti non era solo uno strumento, ma un compagno di viaggio che ha reso possibile il suo mondo letterario intriso di emozioni e profondità. Ogni battuta, ogni parola sudata sulla pagina, è testimone di un’arte che sfida le convenzioni narrative.

Negli ultimi anni della sua vita, Duras ha dovuto affrontare le difficoltà legate all’età e alle condizioni di salute. Tuttavia, la sua voglia di creare non è mai venuta meno. In questo periodo, ha trovato un prezioso alleato in Yann Andréa Steiner, il suo compagno per sedici anni. La loro relazione trascende i confini della semplice intimità; è un atto di amore puro e di profonda stima reciproca. Le parole di Yann, che ha dettato i pensieri e le storie di Marguerite, parlano di un legame inestinguibile: “Sono qui per prendere in consegna le parole che dici… per evitare che finisca, per far sì che le parole siano scritte sulla pagina.”
Questa dedizione non è soltanto un gesto pratico, ma un tributo alla potenza della narrativa e alla bellezza della comunicazione umana. La loro connessione, intrisa di rispetto e sostegno reciproco, rappresenta un esempio luminoso di come l’amore e l’arte possano intrecciarsi, dando vita a qualcosa di splendidamente eterno. Duras, anche attraverso la voce di Yann, continua a vivere, facendo di lui non solo un partner, ma anche un custode della sua eredità letteraria. Così, nel silenzio di Duras, risuonano le parole di una vita dedicata all’arte, che forse mai smetterà di incantare.